Il settore fotovoltaico in rivolta contro il decreto del governo
Da alcune settimane compare sui giornali la pubblicità di pannelli
solari, a conferma dell'interesse da parte del mercato e della
diffusione di questa tecnologia anche nelle singole famiglie. Oggi
invece sul Corriere della Sera e
su altri quotidiani italiani c'è una pagina intera a pagamento firmata
da due società del fotovoltaico, Power-One e Enerpoint, di una lettera
aperta al governo contro il decreto del cosiddetto Quinto conto energia . A Roma, davanti a Montecitorio, si è svolta una manifestazione di
imprenditori e lavoratori del settore e associazioni ambientaliste «per
rivedere i decreti approvati che determinerebbero uno stop allo sviluppo
degli impianti».
Il governo
ha varato gli schemi dei decreti ministeriali che
introducono un nuovo regime di incentivazione per le energie
rinnovabili. «Scopo del governo», si leggeva nella nota diffusa dai
ministeri competenti, «è programmare una crescita dell'energia
rinnovabile più equilibrata che, oltre a garantire il superamento degli
obiettivi comunitari al 2020 (dal 26% a circa il 35% nel settore
elettrico), consenta di stabilizzare l'incidenza degli incentivi sulla
bolletta elettrica». Il sistema entrerà in vigore al superamento della
soglia di 6 miliardi di euro di incentivi per il fotovoltaico (previsto
tra luglio e ottobre) e il 1° gennaio 2013 per il non fotovoltaico.
Viene inoltre introdotto un sistema di controllo dei volumi installati e
della relativa spesa complessiva, attraverso un meccanismo di aste per
gli impianti superiori a 5 MW e tramite registri di prenotazione per gli
impianti di taglia medio-piccola (esclusi quindi i microimpianti). Il
governo prevede che con un ulteriore incentivo annuo di 500 milioni la
produzione di energia da fotovoltaico sarà in grado di raggiungere la
parità con i costi di produzione delle altre fonti, anche non
rinnovabili.
Il settore è in
fermento, anzi in rivolta. A Roma le associazioni di categoria
Anie/Gifi, Assosolare e Asso Energie Future, in un incontro con il
governo, presentano le controproposte «contro i tagli agli incentivi e in
difesa dell’unico settore che, come ha ricordato il ministro
dell'Ambiente Clini, contribuirà ad aumentare l’offerta di energia
coprendo il 35% dei consumi del Paese». Due i punti sui quali gli
imprenditori non sono disponibili a compromessi: «Ripristino dei 7
miliardi di euro all'anno già contemplati dal Quarto conto energia per
il limite di spesa cumulato per gli incentivi e l’innalzamento della
soglia minima di potenza per l'accesso al registro del GSE (Gestore dei
servizi energetici)».
Nella lettera
aperta sui giornali, le industrie dicono che «si è detto che il
fotovoltaico è il motivo principale dell'aumento delle bollette
elettriche. In realtà la bolletta è salita principalmente per l'aumento
del costo del gas... che in Italia costa il 20-30% in più che negli
altri Paesi europei». Di fronte
agli incentivi, lo Stato incassa 1 miliardo di euro all'anno di tasse
sugli utili, oltre ad altre centinaia di milioni agli enti locali, e che
il fotovoltaico ha fatto diminuire il prezzo dell'energia nelle ore
diurne. «La lettera aperta è un'iniziativa clamorosa per
portare ai cittadini il nostro punto di vista», spiega Averaldo Farri. «Non siamo a
prescindere contro il Quinto conto energia, occorre trovare l'equilibrio
su alcuni punti. Proseguono i nostri colloqui con esponenti governativi
e sono sicuro che troveremo un punto d'intesa». «Sono d'accordo con
l'iniziativa dei colleghi e su alcuni punti delle richieste al governo»,
commenta Angelo Bussi.
«Il sistema di incentivi italiani era troppo generoso, il nuovo decreto
servirà da spartiacque tra i produttori e gli installatori di qualità
rispetto a quelli che vedono il fotovoltaico solo come una speculazione
finanziaria».